Gennaio 2020

Gennaio 2020

68. Preghiamo con il Servo di Dio

Padre Alberto Beretta

1. Parola di Dio (Isaia 60,1-6)

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.

Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere.

Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio.

Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

2. Dagli scritti di Padre Alberto [Epifania, 6]

Epifania

Isaia sogna Gerusalemme (immagine, sempre, della comunità), come luogo in cui troveranno unità i figli dispersi e a cui arriveranno in pellegrinaggio tutti i popoli.

E’ una chiara affermazione di universalismo. Israele esperimentò la predilezione di Dio, cioè il fatto di essere un popolo scelto. Solo in un secondo momento, arrivò, pian piano, alla consapevolezza di una missione universale.

Israele fu scelto per essere il popolo luce, cioè il popolo in cui si fa visibile la gloria di Dio. Israele (la Chiesa) è la comunità che testimonia che l’amore di Dio per tutti è arrivato. 

Queste parole che esaltano Gerusalemme presentandola inondata dalla gloria del Signore ed elevata così a segno e richiamo di Dio verso quelli che sono ancora nelle tenebre dell’incredulità, queste parole dobbiamo tenerle rivolte anche a noi cristiani. Anche noi dobbiamo ritenerci eletti come la città santa, cioè chiamati da una divina vocazione a essere segni della presenza di Dio nella umanità. Il Battesimo, infatti, ci ha inserito nella famiglia stessa di Dio e attraverso il Cristo, la fede ci fa partecipare della vita divina. Ognuno di noi, investito da questa luce soprannaturale, deve rifletterla intorno a sé, deve irradiarla sul mondo, deve comunicarla ai propri fratelli, particolarmente a quelli che sono nel crepuscolo del dubbio o nella incredulità. Se ciascuno di noi saprà essere un vero cristiano, tutto il popolo di Dio, tutta la Chiesa risulterà davvero la città luminosa posta nel monte, verso la quale si volgeranno gli sguardi di tutte le genti. Allora tutti i popoli cammineranno verso la sua luce, richiamati non da una gloria effimera, non da una potenza umana, ma dalla presenza del Cristo che rivive nella parola, negli atteggiamenti, nei gesti, nell’amore dei suoi fedeli.

II°

Tutti gli uomini sono chiamati a partecipare alla eredità delle promesse fatte al popolo eletto. Tutti siamo coeredi della salvezza eterna. Il cristianesimo non è estraneo a nessuno. L’opera della salvezza, essendo opera divina, non può subire limitazioni umane.

Non vi sono confini di territorio, né di razza, né di lingua, né di religione che siano impenetrabili a questa divina chiamata. L’incorporazione a Cristo è la destinazione finale di tutte le genti, di ogni tempo e luogo, la Chiesa ne è il tramite. Essa cerca di raggiungere ogni uomo che vive a questo mondo per inserirlo nel suo organismo, affinché egli non sia una creatura inutile, una esistenza sprecata. Tutti sono preda dell’amore di Cristo, il quale per tutti si è incarnato e sacrificato. E i più lontani sono i più attesi da Lui e i più assenti sono i più presenti nelle sue ansie e nei suoi richiami. Perché egli conosce fino a che punto di disperazione giunge la nostra vita senza di Lui; egli può misurare quanto sia struggente il bisogno che c’è di Lui in ogni anima.

Cristo, in fondo, è ciò che il mondo intimamente desidera. Cristo Gesù è ciò che, infine, tutti si aspettano consapevolmente o inconsapevolmente.

III°

Matteo non narra la nascita di Gesù. Gli interessa maggiormente il suo significato profondo che esprime in questo popolare racconto dell’adorazione dei Magi. Gesù è nato a Betlemme. La cosa non è priva di portata. Il messia, cioè, discendente di Davide (= figlio di Davide), secondo il profeta Michea, avrebbe avuto origine da Betlemme, città della famiglia del grande re di Israele.  Gesù è dunque il Messia anche a motivo del luogo della nascita. E’ il discendente di Davide. E’ il re dei Giudei, come si esprimono i Magi. La sua nascita è annunciata da una stella. Alla sua culla si prostrano i Magi con gesto di adorazione del sovrano. Ma, i Giudei della Capitale sono disattenti e il re Erode (?) il destino di Gesù è preannunciato i lontani e perduti, i pagani crederanno in Lui. I Magi sono le primizie di quella moltitudine di incirconcisi che entrarono nella Chiesa. Ai Giudei un giorno Gesù dirà: “Il regno di Dio vi sarà tolto, per essere affidato a un popolo che lo farà fruttificare”. 

Il Signore si è manifestato prima ai pastori e poi anche ai saggi e ai potenti, perché egli è venuto per tutti. Se ha delle preferenze per gli umili, per i poveri, non fa, però, nessuna esclusione. La sua chiamata, il suo invito è diretto ai ricchi come ai poveri, ai colti come agli incolti, a chi dirige come a chi dipende. E’ escluso solo chi si esclude, chi fa il sordo, chi si rifiuta, chi oppone all’invito una decisa volontà contraria; ma se appena appena si apre alla grazia, Dio lo inonda di luce e di calore. 

Come appunto fecero i Magi che, veduto il Segno Celeste, ne accolsero il messaggio e si mossero. Come questi saggi, anche noi dobbiamo rispondere alle buone ispirazioni, con sollecitudine, senza pigrizia, senza ritardi. Imitiamo la loro generosità, dobbiamo seguire e servire la verità, anche se a volte richiede sforzi e sacrifici. Nello stesso tempo dobbiamo vincere l’impazienza, cioè l’incapacità di saper attendere.

Nella nostra vita spirituale noi vorremmo raggiungere tutto e presto, e poiché questo non è possibile e non è neanche bene, noi ci demoralizziamo e desistiamo dai nostri propositi, dimenticando che il 1° grande successo è proprio quello di perseverare malgrado tutto, di sperare malgrado la situazione disperata.

Cristo è il Rivelato, ci ha manifestato il Padre invisibile, e anche le sue intenzioni eterne e nascoste.

In Cristo deve realizzarsi la ricapitolazione di tutte le realtà create, anche l’assunzione dei pagani, a pari merito degli Ebrei, a “concittadini dei santi e domestici di Dio”.

Cristo con la sua nascita, con la sua persona e la sua opera, rende visibile a tutti il “mistero”. Quale? I pagani di un tempo, “disperati e atei”, ora sono diventati coeredi, concorporei e compartecipi, insieme all’antico popolo eletto! Non c’è aristocrazia o classismo nella religione della libertà offerta da Cristo. Ormai esiste l’unico corpo di Cristo che è la Chiesa, il luogo di incontro salvifico tra Dio e gli uomini. 

3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria

Mia buona Madre del Cielo, 

che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario 

e assistere alla sua agonia 

mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù erano fuggiti; 

Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù, 

non con le parole, ma con le opere, 

facendo sempre la volontà di Dio. 

Ave, o Maria…

Come  possibile non amare una Madre cos buona,

che ha molto sofferto per me?

4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto

O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre

che si china e si prende cura dei poveri, 

dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,

accogli la lode e il ringraziamento 

per averci donato in Padre Alberto Beretta 

un tuo strumento di amore e di compassione.

Accogli oggi la nostra supplica e per sua intercessione 

concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.

Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre

e così, nella gioia dello Spirito Santo,

rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinit

e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi.

Gloria al Padre…

Vice postulazione – Bergamo – 9 gennaio 2020

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