Febbraio 2019

Febbraio 2019

58. Preghiamo con il Servo di Dio

Padre Alberto Beretta

1. Dagli scritti di Padre Alberto [Dopo l’Epifania, 12]

Gli operai chiamati a lavorare nella vigna

Poco prima di pronunciare questa parabola, quella della guarigione miracolosa dei dieci lebbrosi dei quali solo uno tornò a ringraziare Gesù, ed era un samaritano disprezzato dai giudei, Gesù  approfittò di questa occasione per dare una lezione ai giudei presenti al fatto, facendo loro comprendere che il dono della fede non deve essere un privilegio esclusivo del popolo ebreo, ma che tutti sono stati chiamati alla fede, e che gli ultimi per nascita e per vocazione, per cultura come erano considerati i pagani, i pubblicani, i samaritani così disprezzati dai Giudei, sarebbero diventati primi nel regno dei Cieli per aver meglio approfittato delle grazie della Redenzione, mentre gli Ebrei corrispondendo male alla grazia di Dio sarebbero stati ultimi. 

Nell’altro mondo, i primi saranno gli ultimi e gli ultimi primi. Gesù spiega questo concetto attraverso questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che di buon mattino uscì per cercare operai per la sua vigna. E, dopo aver stabilito con loro il salario di un denaro al giorno, li mandò a lavorare nella sua vigna. Uscì altre quattro volte (a mezzogiorno, nel pomeriggio e alla sera), inviando nella vigna gli operai che incontrava, tutti salariati con lo stesso denaro”.

Il padre di famiglia è Dio, gli operai siamo tutti noi, la vigna è la nostra anima. La nostra anima appartiene a Dio. Egli la arricchì di moltissime grazie, la redense con il suo sangue, la alimenta con i suoi sacramenti, e vuole accoglierla un giorno in Paradiso.

E’ naturale che Egli non desideri altro che arricchire questa vigna di abbondanti frutti e che raggiunga il suo fine ultimo. La nostra anima tuttavia non raggiungerà il Cielo senza la nostra collaborazione alla Grazia divina, senza il nostro impegno per santificarla. Guai a noi se siamo oziosi e non lavoriamo per la nostra salvezza. Sono oziosi non solo quelli che non fanno il male, ma anche quelli che non si curano di fare il bene.

Il padre di famiglia, dice la parabola, chiamò operai per la sua vigna, al mattino, a mezzogiorno, alla sera. Questo ci insegna che il Signore chiama uno quando è ancora bambino, un altro nello splendore della giovinezza, un altro ancora nella maturità della vita, un altro nella vecchiaia. Fin da bambini, Dio ci chiama attraverso le esortazioni dei genitori, per mezzo dei principi di una buona educazione, la dolcezza della pietà, delle emozioni provate nel giorno della Prima Comunione. Dio vuole che educhiamo la nostra anima alla virtù e al santo timore di Dio, facendo fruttificare quei germi preziosi di bene che lo Spirito Santo ha posto in noi nel momento del Santo Battesimo. E’ questo il tempo prezioso per orientare i bambini verso il bene. 

Nell’adolescenza, l’età dei sogni, delle prime passioni, Dio ci chiama a frenare i primi moti del cuore, a controllarne le prime passioni, a rafforzare la nostra volontà, a formarci un carattere deciso.

Nella giovinezza, l’età degli entusiasmi e delle passioni, il mondo fa sentire molto forte nel cuore degli uomini la sua voce cercando di indurli al male. Dio orienta con insistenza il cuore del giovane invitandolo ora con dolcezza, ora con severità alla fatica, a controllare la vistosità della propria immaginazione, a combattere le tentazioni delle propria volontà, di lasciare quella determinata amicizia con la quale potrebbe perdere la propria innocenza.

Dio ci forma nell’età matura, il tempo degli affari, delle realizzazioni. Egli vuole che, innanzitutto, anche in questa stagione della vita, ci prendiamo cura della nostra anima.

Dio ci chiama nella vecchiaia, ultima occasione perché l’uomo possa pentirsi dei suoi peccati e prepararsi a ben morire.

La ricompensa che ci aspetta è il Paradiso, se abbiamo lavorato bene nella vigna del Signore.

Dice il Vangelo che alla sera i lavoratori della vigna ricevettero tutti lo stesso salario.

Alcuni mormorarono contro il padre di famiglia dicendo: “questi ultimi hanno lavorato solo un’ora e hanno ricevuto lo stesso denaro di noi che abbiamo sopportato il peso del giorno e del caldo. Ma il padre li zittì dicendo: “Io non vi faccio nessuna ingiustizia perché vi ho pagato secondo quello che avevate concordato con me”. Così Dio darà a tutti la ricompensa del Paradiso, nonostante che in Cielo il grado di gloria non sarà per tutti uguale, ma sarà secondo i meriti di ciascuno: la visione di Dio sarà la stessa per tutti e tutti saranno pienamente felici senza desideri di un bene più grande.

Conclusione: Dio non ricompensa i suoi servi secondo il tempo e l’età, ma secondo il fervore e le virtù acquisite. In questo mondo sembrano essere primi coloro che brillano per le azioni esteriori, per l’importanza del ruolo o dell’ufficio, ma davanti a Dio che conosce tutto, gli umili, i dimenticati sono primi per il loro fervore e per meriti. 

Dio non guarda quello che abbiamo fatto, ma la rettitudine delle nostre azioni.

Qualsiasi uomo può diventare un grande santo anche in fin di vita e meritare più di quelli che molto hanno lavorato, ma senza retta intenzione. Questo è il motivo per cui Dio prova per i primi piacere e fiducia.

Due cacciatori incontrarono in una foresta una casupola in cui viveva un uomo solo, penitente. Gli chiesero: “Come fa lei a rimanere qui? Non sente la mancanza di tutto, la malinconia? “Si, lo sento”, rispose l’uomo, “ma quando soffro e mi sento triste vado vicino a quella finestrina e subito mi consolo e mi rallegro”.

Uno dei due si avvicinò alla finestrina per vedere cosa ci fosse e avendo visto che non c’era nulla gli disse: “Io non vedo niente”. “Come, tu non vedi il cielo?” rispose quel santo uomo. “Ecco il mio grande conforto: la vista del cielo!”.

Nelle sofferenze della vita, facciamo anche noi come quell’uomo solitario: guardiamo il cielo! 

“Molti sono i chiamati, pochi gli eletti” conclude Gesù nel Vangelo di oggi. Sono molti gli uomini chiamati da Dio a guadagnare il Cielo, ma pochi obbediscono alla sua chiamata e per questo sono pochi gli eletti.

Vogliamo noi essere fra gli eletti? Lavoriamo ora nella vigna del Signore con tutto il nostro entusiasmo e riceveremo, così, la ricompensa del Paradiso.

2. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria

Mia buona Madre del Cielo, 

che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario 

e assistere alla sua agonia 

mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù erano fuggiti; 

Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù, 

non con le parole, ma con le opere, 

facendo sempre la volontà di Dio. 

Ave, o Maria…

Come  possibile non amare una Madre cos buona,

che ha molto sofferto per me?

3. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto

O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre

che si china e si prende cura dei poveri, 

dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,

accogli la lode e il ringraziamento 

per averci donato in Padre Alberto Beretta 

un tuo strumento di amore e di compassione.

Accogli oggi la nostra supplica e per sua intercessione 

concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.

Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre

e così, nella gioia dello Spirito Santo,

rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinit

e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi.

Gloria al Padre…

Vice postulazione – Bergamo – 14 febbraio 2019

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