XLI. Preghiamo con il Servo di Dio
Padre Alberto Beretta
1. Parola del Signore (Matteo 22,1-14) |
Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
2. Dagli scritti di Padre Alberto [Om. V., 15] |
Parabola degli invitati alle nozze
Parabola raccontata a Gerusalemme, nell’ultima settimana di sua vita, il martedì o mercoledì precedente la sua morte. Per chi? Per il popolo, specialmente Scribi e Farisei, per far capire agli Ebrei la necessità suprema di credere alla sua parola e alla sua missione, pena di essere da Dio rigettati e sostituiti dai popoli gentili che sarebbero stati chiamati a prendere il loro posto nel regno di Dio.
1° Il significato della Parabola. Estremo sforzo di Gesù per salvare gli Ebrei dalla loro rovina, perché riconoscessero i benefici che il Signore aveva loro fatto.
Un re, disse Gesù, in occasione delle nozze del proprio figlio, imbandì un grande convito e vi invitò molte persone, ma gli invitati si rifiutarono di andare. Egli tornò a mandare i suoi servi per ripetere l’invito, ma alcuni di essi andarono per i loro affari, altri… Il re, sdegnato per l’offesa, inviò i soldati a sterminare quegli omicidi e distruggere le loro città. Poi mandò i servi a chiamare degli altri, sulle piazze, da per tutto, e in breve la sala del banchetto fu ripiena di commensali.
Con questa parabola Gesù faceva la storia del popolo ebreo le sue ostinate resistenze alla chiamata di Dio, e profetizzava il suo finale castigo.
Il re che prepara il banchetto è Dio. Le nozze sono l’incarnazione del suo Figlio divino che, facendosi uomo, strinse un connubio mistico con la umanità. Conseguenza di questo connubio fu la chiamata alla fede (del suo Figlio) tutti quegli uomini, cioè alla sua Chiesa, e poi al Paradiso.
Primi ad essere invitati a questo convivio furono gli Ebrei che chiamò nei secoli precedenti per mezzo dei patriarchi, dei profeti, della legge scritta, del Sacerdozio, e ultimamente per mezzo del suo Figlio che, incarnatosi, insegnò a loro la sua dottrina, confermandola con i miracoli, ma il popolo ebreo non corrispose, e si escluse da sé al convivio divino, anzi, reagì brutalmente, uccidendo i profeti e infine lo stesso Gesù e gli Apostoli. E il castigo di Dio venne. Gli eserciti romani di Vespasiano e di Tito, 36 anni dopo, compirono l’eccidio e la rovina di Gerusalemme disperdendo tutti gli Ebrei in tutta la terra, come Gesù predisse.
2° il banchetto di Dio non doveva restare vuoto, molti altri popoli vi erano da chiamare: i gentili e questi risposero alla chiamata di Dio, entrarono nella sua Chiesa e la sala del banchetto fu riempita.
3° Siccome anche nella Chiesa di Dio vi sono e sempre saranno dei giusti e dei peccatori, non corrispondendo tutti con fedeltà alla chiamata, ecco l’episodio dell’invitato senza la veste nuziale = la sorte di chi non corrisponde alla grazia ricevuta. Il re … dice il Vangelo…
Bella immagine di ciò che farà Dio nel giorno del giudizio particolare quando farà la sua visita a ciascuno di noi. Se ci troverà senza la veste nuziale della carità e della grazia, ci escluderà inesorabilmente.
Insegnamenti della parabola.
1° dobbiamo essere grati al Signore per averci chiamati alla fede vera (1/3 dell’umanità)
2° bisogna corrispondere praticamente alla grazia, cioè vivere in conformità alla fede stessa che professiamo, e osservare fedelmente la legge del Signore. Ecco il 2° ammaestramento che ci da Gesù coll’episodio del convitato.
a) Era costume recarsi al banchetto con abiti appositi, era uno sfregio alla famiglia ospitale. E’ figura della grazia santificante, a cui v’è unita la carità che rende operosa la nostra fede nell’esercizio delle virtù, della divina legge. È appunto quell’abito della grazia santificante e della fede operosa che ci rende degni di sedere al banchetto.
b) Oggi ci sono di quelli che dicono: sono cattolico, ma in pratica vivono lontani dai Sacramenti, molti sono i chiamati, pochi gli eletti. Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Luca), ossia di farvi violenza per entrare con la santità della vita all’eterna salvezza.
“Quella statua pensa sempre e non si decide mai”, dice S. Filippo Neri. Quanti cristiani sono simili a quella statua. Decidiamoci. Diversamente a che ci gioverà aver considerato? Molti sono i chiamati e pochi gli eletti.
Fede profonda, vissuta, santità della vita, senza la quale la fede è [morta].
Non bisogna essere presi alla sprovvista.
3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria |
Mia buona Madre del Cielo,
che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario
e assistere alla sua agonia
mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù erano fuggiti;
Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù,
non con le parole, ma con le opere,
facendo sempre la volontà di Dio.
Ave, o Maria…
Come possibile non amare una Madre cos buona,
che ha molto sofferto per me?
4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto |
O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre
che si china e si prende cura dei poveri,
dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,
accogli la lode e il ringraziamento
per averci donato in Padre Alberto Beretta
un tuo strumento di amore e di compassione.
Accogli oggi la nostra supplica e per sua intercessione
concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.
Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre
e così, nella gioia dello Spirito Santo,
rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinit
e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi.
Gloria al Padre…
Vice postulazione – Bergamo – 13 luglio 2017