Giugno 2016

Giugno 2016

XXIX. Preghiamo con il Servo di Dio

Padre Alberto Beretta

1. Parola del Signore (Matteo 5,21-24)

[Disse Gesù:] “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”.

2. Dagli scritti di Padre Alberto [Om. Dopo Pentecoste, 10]

Sull’amore, carità

Il brano di Vangelo che abbiamo terminato di leggere è tolto dal celebre discorso della montagna (così chiamato perché Gesù Cristo lo fece su un alto monte situato vicino a Cafarnao in Galilea). In questo discorso, il Signore espone in riassunto ciò che costituisce l’essenza della perfezione evangelica: l’amore, la carità.

Fu sempre la maggior preoccupazione di Gesù, di insegnare a noi col suo esempio, la sua dottrina che è il maggior precetto, il precetto nuovo, il suo precetto, come Egli lo chiama, essenziale per essere veri cristiani e salvarsi, è amare Dio e il prossimo. E nel Vangelo di oggi ci avverte di alcuni pericoli, nei quali potremmo cadere, se avessimo anche noi una giustizia falsa, sbagliata, come quella degli Scribi e Farisei, o peccare di pensieri e parole, contro il precetto della carità.

E’ necessario, poi, che meditiamo bene, anche se brevemente, su questi pericoli per la nostra anima, affinché la nostra giustizia sia vera e gradita a Dio.

Sul 1° punto, che Dio è Amore, e che tutta la sua dottrina si riassume nel precetto dell’amore a Dio e al prossimo, nessuno può avere alcun dubbio. Basta solo pensare alla vita di Gesù, e alla sua dottrina. E’ per amore che Egli discese dal Cielo e si fece uomo, per una missione di perdono. In tutta la Sua vita ci ha predicato la bontà, la benevolenza. Pertransiit benfacienti. Con quale tenerezza trattava i suoi discepoli, come fratelli, istruendoli con pazienza, sopportandone l’ignoranza e i difetti. Che tenera compassione mostrava per le miserie esterne. Pianse su Gerusalemme, su Lazzaro, su tutti noi. Chi non conosce la sua misericordia verso la Maddalena, la donna adultera, il buon ladrone, e tanti altri peccatori che a Lui si rivolgevano? Avrebbe accolto il suo Giuda, se l’infelice non si fosse consegnato alla disperazione. Ai carnefici che lo crocifiggevano: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Non soddisfatto di versare il sangue per noi, completò l’eccesso del suo amore nell’Eucarestia, miracolo infinitamente superiore a tutti, perché lì ci alimenta col suo corpo, anima e divinità, la maggior prova di carità senza limiti di Gesù verso noi, restando lì giorno e notte, a nostra completa disposizione.

2° Questo esempio di carità perfetta di Gesù verso noi, ci sprona a praticare questa virtù. Come?

1° Nell’intimo del cuore, retta intenzione interiore, virtù, nostra condotta morale, che corrisponda realmente agli atti esteriori. 

E’ su questo punto che cadevano i Farisei e gli Scribi. Si curavano soltanto delle esteriorità, curavano solo le minuzie, erano ipocriti. Per loro tutta la virtù consisteva nell’osservanza esteriore dei precetti, per guadagnare stima davanti al popolo; nell’intimo del cuore erano pieni di vizi, adulteri, superbi, ingiusti, etc.

E’ il pericolo del quale ci allerta Gesù nel Vangelo di oggi: “Se la nostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e Farisei, non entreremo nel regno dei Cieli”. Dio legge i nostri cuori, esige I° la vita morale intima, il culto esterno deve essere la manifestazione sincera della nostra retta intenzione interiore. Riformiamo poi, i nostri costumi, correggiamo i nostri difetti, reprimiamo le nostre passioni. Riempiamo il nostro cuore delle virtù che gli mancano, le pratiche esteriori verranno come frutto di questa riforma. Il culto esteriore della religione è necessario, è esso che alimenta il culto interiore, ma siamo puri e virtuosi nell’intimo del cuore, e non ipocriti come i Farisei, cerchiamo di essere buoni realmente, e non di sembrarlo.

3° Gesù ci avvisa che possiamo mancare contro la carità solo col pensiero e con le parole. Non solamente è condannata nel V° Comandamento, la violenza esterna = non ucciderai, ma è anche proibito ogni sentimento ostile, invidia, rabbia ingiusta e tutte le parole offensive. “Chi dirà stupido al suo fratello, sarà reo di giudizio, e chi dirà raca (pazzo) a suo fratello, questa è un’offesa peggiore, con rabbia, sarà condannato all’inferno”. Condanna l’invidia, passione detestabile, tristezza detestabile che si duole del bene degli altri come impedimento al proprio. Proibisce qualsiasi pensiero sfavorevole al prossimo. “La carità, dice l’Apostolo, non pensa male di nessuno”, proibisce i sospetti, i giudizi temerari, il disprezzo degli altri.

4° E’ tanto insistente questa esigenza di amore che nessun sacrificio è gradito a Dio se il cuore dell’offerente non perdona di cuore quelli che l’hanno offeso. “Se stai per presentare un’offerta davanti all’altare e lì ti ricordi che hai tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta e vai prima a riconciliarti col tuo fratello, e poi torna per presentare la tua offerta”. Più chiaramente il Salvatore non avrebbe potuto far meglio comprendere la gravità del suo precetto di amore.

Conclusione:

(Mediteremo l’alto apprezzamento nel quale Gesù ebbe la carità).

Dopo avere sentito dalle labbra del Salvatore che il carattere essenziale della sua Chiesa è l’unione della carità, gli Apostoli, ricevuto lo Spirito Santo, lavorarono con zelo per stabilire il regno di Gesù in tutti gli uomini e per unirli in un solo gregge sotto lo stesso pastore. I cristiani di Gerusalemme, formando un solo cuore e una sola anima, misero in comune i loro beni per soccorrere così le necessità di tutti i fedeli. Essi stessi si misero a soccorrere i poveri, a consolare gli afflitti, a prestare servizi a tutti dando così alla Chiesa un esempio che fu imitato soprattutto dai Santi.

3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria

Mia buona Madre del Cielo, 

che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario 

e assistere alla sua agonia 

mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù era fuggiti; 

Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù, 

non con le parole, ma con le opere, 

facendo sempre la volontà di Dio. 

Ave, o Maria…

Come  possibile non amare una Madre cos buona,

che ha molto sofferto per me?

4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto

O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre

che si china e si prende cura dei poveri, 

dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,

accogli la lode e il ringraziamento 

per averci donato in Padre Alberto Beretta 

un tuo strumento di amore e di compassione.

Accogli oggi la nostra supplica e per sua intercessione 

concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.

Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre

e così, nella gioia dello Spirito Santo,

rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinit

e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi.

Gloria al Padre…

Vice postulazione – Bergamo – 9 giugno 2016

We use cookies to give you the best online experience. By agreeing you accept the use of cookies in accordance with our cookie policy.