XXIV. Preghiamo con il Servo di Dio
Padre Alberto Beretta
1. Parola del Signore (Luca 2, 41-52) |
I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
2. Dagli scritti di Padre Alberto [Test. Su Gianna, 1-2] |
Per comprendere la Gianna, mi pare sia necessario dire due parole sul papà e sulla mamma, perché ella visse sino all’età di diciotto anni sempre in familia, avendo costantemente davanti a sé i loro esempi.
Tutti quanti conobbero il papà, possono confermare che egli aveva un cuore d’oro; la mamma aveva un carattere energico, severo, inflessibile, nonostante fosse umilissima e buonissima con tutti. La Gianna ereditò la bontà del cuore di suo padre, e il carattere umile e forte di sua madre. Il Papà non poteva veder soffrire nessuno, i Poveri erano i suoi amici intimi; però, quando noi lo meritavamo ci picchiava di santa ragione, come vuole la legge divina, per correggerci. La mamma, invece, otteneva lo stesso risultato con un metodo tutto differente; non l’ho mai vista picchiarci per correggerci, ma ci dominava subito, quando ne facevamo una delle nostre, fulminandoci col suo sguardo che si tornava severissimo, gridando il nostro nome, scandendone le parole; certamente ella riusciva a correggerci sopratutto perché pregava sempre, anche quando lavorava, e ci dava l’esempio di ogni virtù. (La mamma, primogenita di famiglia numerosa, fin da piccola era molto umile, la sua maestra di scuola se n’era accorta, e disse alla nonna che la sua Maria era una “perla nascosta”; il nonno, quando doveva farle qualche elogio, vedendo che ella quasi ne soffriva, diceva scherzando: “ecco, ecco che la Maria va a nascondersi in cantina”).
Il papà e la mamma ci dissero un giorno che capirono bene il Vangelo solamente quando entrarono nel “Terz’Ordine di S. Francesco di Assisi”; fu da quel tempo che intensificarono la loro vita di pietà e mortificazione evangelica, rinunciando anche esternamente, a tutto ciò che è lusso e superfluo (il suo vestito, la mamma sempre lo volle lungo sino a un palmo dal calcagno, e scuro, e ai suoi figli, i vestiti sempre li fece lei, sino alle scuole superiori).
Il papà non volle mai che qualcun di noi fosse alunno interno di qualche collegio, perché egli, rimasto orfano in tenera età, ebbe, purtroppo, in collegi come interno, una triste esperienza. “I miei figli li voglio in casa mia”, e faceva sacrifici grandissimi per mantenere questa sua decisione; basta pensare che ogni giorno, per dodici anni, faceva oltre cento chilometri di ferrovia per recarsi al lavoro.
E’ da tali genitori che la Gianna ricevette la sua educazione. Ella scelse la professione di medico, perché la considerava uno dei mezzi più efficaci di apostolato. L’ideale di fare il bene agli altri lo sentì sempre fortissimo dentro di sé. Tutto il tempo libero dagli studi e occupazioni di casa, ella lo dedicava all’Azione Cattolica, zelosa per la conquista delle anime. Mi pare di poter affermare che tale ideale fu molto più forte in lei della passione allo studio scientifico.
Ella era assidua alle lezioni dell’Università e alle cliniche, e preparava ottimamente gli esami, si specializzò brillantemente in pediatria, ma non possiamo affermare che ella aveva la passione alla ricerca scientifica, come quelli che dedicano a ciò anche il tempo libero dagli studi strettamente necessari.
Ella, che si alimentava ogni giorno della SS. Eucaristia (non ricordo di averla vista a rinunciare una sola volta a ciò), voleva prima di tutto il Regno di Dio nelle anime. Da quando venni in Missione, sapendo che la sua opera di medica mi sarebbe stata utilissima, decise di venire lei pure a lavorare con me, (lettera del 12/9/’52) aspettando ancora un anno per poter fare miglior pratica nelle varie specialità; e aiutare i fratelli. Una serie di fatti (il tempo che dovetti lasciare la Missione per recarmi al Sud per rivalidare il diploma, tempo che si prolungò abbastanza; circostanze della vita dei fratelli, consigli che riceveva da ogni parte, contrari a una decisione di venire alla Missione prima del termine della costruzione dell’ospedale), contribuirono a farle rinviare a più tardi il viaggio alla Missione, e, poi, a decidersi per il matrimonio.
Prima di prendere una decisione, pregava molto, e ci domandava preghiere, preghiere, e si faceva guidare dal suo Direttore spirituale. “Prega per me, perché possa veramente fare ciò che il Signore vuole (lett. ‘54). “…Prega anche tu, perché il Signore mi illumini bene, hai capito?” (lett. 30/11/’54). “Andrò a fare gli Esercizi, perché il Signore mi dica sì o no” (lett. 12/9/52).
Quando nel ‘59 tornai in Italia per pochi mesi, mai ella mi disse una sola parola circa le sofferenze sue, che ogni gravidanza e ogni parto le dava. (Il Nando me ne aveva già parlato più volte, sulle sofferenze di lei in tali costanze), ma sempre la vidi raggiante di gioia, per rivedermi dopo tanto tempo. All’umiltà, seppe unire, come sua madre, energia di carattere, come possono affermare quanti la conobbero nell’Azione Cattolica, come nell’esercizio professionale.
Il fratello Pe Alberto M. da Milano Capp.
Grajau 29.5.64
3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria |
Mia buona Madre del Cielo,
che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario
e assistere alla sua agonia
mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù era fuggiti;
Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù,
non con le parole, ma con le opere,
facendo sempre la volontà di Dio.
Ave, o Maria…
Come possibile non amare una Madre cos buona,
che ha molto sofferto per me?
4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto |
O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre
che si china e si prende cura dei poveri,
dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,
accogli la lode e il ringraziamento
per averci donato in Padre Alberto Beretta
un tuo strumento di amore e di compassione.
Accogli oggi la nostra supplica e per sua intercessione
concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.
Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre
e così, nella gioia dello Spirito Santo,
rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinit
e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi.
Gloria al Padre…
Vice postulazione – Bergamo – 14 gennaio 2016