Luglio 2015

Luglio 2015

1. Dal Vangelo secondo Matteo (25,40)

“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” .

2. Dagli scritti di Padre Alberto [Test. 9, 21, 23]

Ringrazio il Prevosto che mi ha invitato a parlarvi un po’ sulla mia Missione: mi trovo da 25 anni nel centro del Maranãho, Nord Est del Brasile – la Zona più povera e malaticcia del Brasile – dove assieme ad altri missionari e al Vescovo, (cerchiamo) con l’insegnamento nella scuola, l’assistere ai malati negli ambulatori e nell’Ospedale, di soccorrere questi poveri, ma soprattutto con l’assistenza religiosa, farli vivere in Grazia di Dio, e salvarli. Ci sforziamo di farlo con abnegazione, compartecipazione alla croce e seguendo Cristo che soffre.

Vi dirò qualche cosa dei bambini delle mamme. Sono poveri, ammalati, ma hanno un cuore d’oro. (A piedi per la S. Messa) I bambini che vivono nel paese quasi tutti hanno una casa fatta con il tetto di tegole e le pareti di mattoni; gli altri, che sono quasi la totalità, vivono in capanne, col tetto fatto di paglia sostenuto da 4 pali senza le pareti della casa, oppure con le pareti fatte con terra e pali.

Dormono nella amaca, o rete, e la cucina è fatta da 3 sassi un po’ grossi, vicini in modo da poter mettervi sopra la padella o sotto la legna. Vivono del riso che coltivano e fagiolini e farina di mandioca al posto del pane e, una volta alla settimana mangiano un po’ di carne, o pesce. È insufficiente il loro alimento, sono costretti a bere acqua spesso non buona. Sono quasi sempre ammalati di malaria, di anemia da vermi e parassiti di ogni specie. Nei luoghi più lontani sono numerosi i bambini paralitici per la mancanza delle vaccinazioni. Molti bambini soffrono di ogni genere di malattia specialmente della paralisi infantile. Ci sono bambini che quasi non conoscono il latte; e nutrendosi solo di farina sono sempre gonfi, edematosi, anemici; per i vermi numerosissimi con il pancione grosso.

Sono famiglie che meritano di essere assistite. Sono numerose, povere, e si aiutano fra loro. Quando muore un genitore, una famiglia si prende un orfano, un’altra famiglia un altro orfano e lo allevano come un proprio figlio. Quando si ammala gravemente qualcuno, si riuniscono vari uomini, e, sospendono la rete, o amaca a un palo orizzontale, che sostengono sopra le spalle, di corsa portano il malato sino all’ospedale, facendo decine di Km. Le mamme vogliono un grande bene ai loro bambini. Ho visto una mamma fare di corsa sotto il sole di mezzogiorno, caldissimo, 8 Km di andata e 8 Km di ritorno per venire a prendere al nostro ospedale la medicina per il suo bambino. Una volta abbiamo viaggiato sul mulo quasi tutta la notte per soccorrere una mamma gravemente inferma, ma quando arrivammo e la consigliammo a lasciarsi trasportare nella amaca all’ospedale perché il (pericolo) che si ripetesse l’episodio di malattia, avrebbe potuto esserci la morte per lei, siccome aveva lì 3 suoi piccoli bambini che avrebbe dovuto lasciare in mano di altri, non volle assolutamente lasciarli, e così rimase, mostrando che l’amore per i figli era più grande dell’amore verso la propria salute.

L’esperienza dei vantaggi che il sacerdote medico ha nel curare gli ammalati. Con l’amministrazione del Sacramento dei Santi Oli ho visto ricuperare la salute senza medicine. Ricordo una vecchietta… mi chiamarono di urgenza perché stava male. Già le avevo dato la medicazione cardiotonica, e le avevo dato tutte le altre medicine necessarie; avvisai la famiglia che era bene darle i S. Oli. Le chiesi se desiderasse riceverli. Pois nao – graças a Deus . E da quel momento cominciò a star bene e vive ancora, facendo la rezadora (orante).

Poter liberare, con il Sacramento della Penitenza, un paziente dalle cause della malattia (cioè, molte volte dovuta ai disordini morali) e dargli la pace nello spirito, significa ottenere un miglioramento notevolissimo sull’andamento della malattia stessa, come tutti i medici lo possono attestare.

È bellissima, non finirò mai di ringraziare Dio per la vocazione al Sacerdozio e all’esercizio della medicina in missione. Si ha davanti a sé come 2 mari immensi – l’uno, la Sacra Teologia che non si finisce mai di studiare e meditare abbastanza; l’altra lo studio della medicina in tutte le sue branchie – perché in Missione, non essendovi altri medici, e i malati poveri non potendo recarsi alle capitali, almeno in ciò che è di immediata necessità, bisogna cercare di soccorrerli. Un giorno un Padre Cappuccino di S. Paolo, mi disse alludendo alla duplice missione: Lei suona l’uno e l’altro violino. È la missione di Gesù, di curare i corpi e le anime, di cui Egli parlò più volte nella Bibbia: onora il medico per la necessità; medico, cura te stesso. Egli non parla di altre professioni, ma solo di questa, e scelse un medico fra i suoi 12 Apostoli – e si definì lui stesso il Buon Samaritano. Naturalmente, noi poveri mortali, per curare in Missione ci troviamo nella necessità di studiare tutta la vita; ci anima nella fatica, il pensiero che tutto ciò che facciamo ai malati, è per lui stesso, e ci si sforza, allora, di lavorare nel miglior modo.

Questo lo sapete già voi stessi perché lavorate per le Missioni ormai da tanti anni, con tutto lo zelo possibile. “ L’avete fatto a me ”.

Occorre molta pazienza perché spesso, un po’ per la stanchezza fisica o per il caldo, ce la fanno mettere a dura prova; nella loro semplicità vengono tutti assieme e tutti vogliono essere attesi per i primi e molti vengono con bigliettini scritti da altri ammalati rimasti lontani e leggere e cercare di capire cosa vogliono dai loro scritti; difficile a decifrare, ma che rivelano tutti un animo veramente buonissimo che commuove.

Le ore più belle della mia vita missionaria sono quelle in cui avvicino nel ministero del Sacerdote alle anime loro, quando porto la S. Eucaristia a certi ammalati immobilizzati da anni nel loro lettuccio, perché mi edificano con la loro serenità, gioia, preghiere e sacrifici, il messaggio cristiano accettato e vissuto.

Padre, offro i miei dolori, la mia malattia, per i peccatori di questa parrocchia, perché si convertano ”.

3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria

Mia buona Madre del Cielo, che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario e assistere alla sua agonia mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù era fuggiti;

Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù, non con le parole,
ma con le opere, facendo sempre la volontà di Dio.
Ave, o Maria…

Come è possibile non amare una Madre così buona, che ha molto sofferto per me?

4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto

O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre che si china e si prende cura dei poveri,
dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,
accogli la lode e il ringraziamento
per averci donato in Padre Alberto Beretta
un tuo strumento di amore e di compassione. Accogli oggi la nostra supplica
e per sua intercessione
concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.

Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre
e così, nella gioia dello Spirito Santo,
rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinità
e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi. Gloria al Padre…

Vice postulazione – Bergamo – 9 luglio 2015

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