1. Dal libro dell’Apocalisse di S. Giovanni apostolo (7,9-10)
Vidi: ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”.
2. Dagli scritti di Padre Alberto [Tutti i Santi, 2]
Tutti i Santi
La Chiesa, celebrando oggi la solennità di tutti i Santi, trasporta il nostro pensiero nell’altra vita, ci apre le porte del Paradiso e ci mostra l’immensa turba dei beati: i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, i vergini. Noi asseconderemo le mire della Chiesa nostra madre ricordando i Santi, onorandoli e supplicandoli.
Vediamo dunque chi sono i santi e quali doveri abbiamo verso di loro. La Chiesa, mostrandoci la gloria di cui sono circonfusi i Santi, vuole eccitarci ad onorarli ad invocarli, ad imitarli. Potremmo ancora dire che la Chiesa, mostrandoci i Santi nella gloria del Paradiso, con la festa di tutti i Santi, ci presenta le vie della felicità. L’uomo tende per sua natura alla felicità; Cristo gli indica, con le
beatitudini, le vie per raggiungerla: questa felicità che non consiste nella conquista dei beni di questo mondo, ma nel Paradiso; sembrano un paradosso queste beatitudini, ma la Chiesa per commentarle ci presenta la vita dei Santi.
Chi sono i Santi? Sono i cittadini del cielo. Ogni giorno la Chiesa ce ne ricorda uno, martire, apostolo, vergine; ma i Santi che la Chiesa vuole oggi ricordare non sono quelli del calendario, ma la massa anonima dei Santi che non hanno né calendario né festa. Proprio quella turba di gente di cui parla nell’Epistola odierna S. Giovanni l’Evangelista nell’Apocalisse. Apparvero a lui in una visione. Egli dice “Io vidi una turba grande che nessuno poteva numerare”.
Essi erano uomini come noi; vissero sulla terra nelle stesse condizioni in cui ci troviamo noi; erano deboli come noi; ebbero le stesse tentazioni e passioni che abbiamo noi. Pure divennero Santi, e quanti ce ne sono, di tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutte le nazioni, di tutte le età e condizioni (molti appartengono all’Antico Testamento, re, come Davide, legislatori), ed ora, secondo la descrizione di S. Giovanni, se ne stanno dinanzi al trono sfolgoreggiante di Dio, rivestiti tutti di candide vesti e recanti nelle mani palme, simbolo delle vittorie riportate sul demonio, sul mondo e sulla carne. Essi cantano inni celesti e benedicono e glorificano e ringraziano Dio e l’Agnello, perché con l’aiuto di Dio, sono arrivati al possesso di quella gloria ineffabile.
Il motivo della loro eterna felicità è il fatto che vedono Dio quale egli è, faccia a faccia nella sua natura e nella sua persona, come dice il Concilio di Firenze. Poi vedendo Dio, lo amano come il bene supremo, in lui amano tutto ciò che è amabile; non solo lo vedono, lo adorano, ma lo posseggono e in ciò è l’eterna loro felicità.
Signore – diceva il Salmista – quanto sono copiose le delizie riservate per coloro che ti temono! S. Paolo ci assicura che questi beni del cielo sono così eminenti che occhio mai non vide, né orecchio udì né il cuor dell’uomo comprese ciò che Dio riserva a coloro che lo amano.
S. Caterina da Siena, riavutasi da un’estasi in cui Dio le aveva mostrato un lembo di cielo gridava: Io ho visto di tali meraviglie che lingua umana è impotente ad esprimerle. S. Teresa, dopo una simile estasi, aveva un sommo disgusto per le bellezze e i beni di quaggiù. Vedi, le diceva Cristo, quello che perde chi mi offende, quanto è folle?
In qual modo i Santi sono pervenuti al cielo? Forse perché in vita hanno fatto miracoli, cose straordinarie? No, per certo. Molti di essi non fecero nessun miracolo, né cose straordinarie, né penitenze straordinarie, ma fecero bene le cose dovevano fare, furono fedeli alla grazia di Dio, hanno osservato la volontà di Dio, hanno sperato con fede viva con desiderio sempre vivo di piacere a Dio e di rendergli gloria. Molti di essi sono vissuti in condizioni pari alla nostra, ma hanno vegliato sui loro sensi, sul loro cuore; hanno voluto e saputo mortificarsi, hanno fuggito le occasioni di peccato, hanno pregato, sono vissuti nel Santo timor di Dio. Alcuni caddero, ma cancellarono col pentimento le loro (colpe).
Sul loro esempio noi pure dobbiamo far bene il nostro dovere, e tendere alla Santità.
Estote perfecti
Sancti estote quoniam ego Sanctus sum Voluntas Dei Santificatio vestra
Il cielo è una corona. Ora la corona non si da se non a chi ha combattuto. Dobbiamo dunque far violenza a noi stessi, prendere sulle nostre spalle la nostra croce, e darci all’imitazione di Cristo.
Le vie della santità sono le beatitudini: Beato chi soffre, chi è misero, i miti, i puri, i poveri di spirito.
Coraggio dunque, il Paradiso è preparato anche per noi. Serviamo Dio in sanctitate et iustitia, omnibus diebus vitae nostrae ; un dì vedremo Dio, lo ameremo, lo possederemo per tutta l’eternità.
Ma lo scopo della festa di oggi è di ricordarci i nostri doveri verso i Santi.
a) La chiesa ci invita a unire le nostre voci a quelle degli Angeli e dei Santi medesimi, per lodare e ringraziare Dio il quale li ha eletti e chiamati alla sua gloria.
b) dobbiamo onorarli perché sono gli amici di Dio,
c) dobbiamo invocarli. Essi sono potenti in cielo. Conoscono in Dio le nostre miserie e debolezze, tentazioni, bisogni. Essi sono i nostri intercessori, pieni di carità. Dobbiamo imitarli nel servire Dio con vita virtuosa e col loro aiuto arriveremo al cielo.
3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria
Mia buona Madre del Cielo, che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario e assistere alla sua agonia mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù era fuggiti; Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù, non con le parole, ma con le opere, facendo sempre la volontà di Dio.
Ave, o Maria…
Come è possibile non amare una Madre così buona, che ha molto sofferto per me?
4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto
O Dio, che in Cristo Gesù
hai rivelato il tuo volto di Padre
che si china e si prende cura dei poveri,
dei sofferenti, dei malati e dei piccoli, accogli la lode e il ringraziamento
per averci donato in Padre Alberto Beretta un tuo strumento di amore e di compassione.
Accogli oggi la nostra supplica
e per sua intercessione
concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno. Possiamo anche noi sperimentare
il tuo amore di Padre
e così, nella gioia dello Spirito Santo,
rendere la nostra vita un inno di lode
alla Santissima Trinità
e diventare segni del tuo amore
verso i nostri fratelli bisognosi.
Gloria al Padre…
Vice postulazione – Bergamo – 13 novembre 2014