55. Preghiamo con il Servo di Dio
Padre Alberto Beretta
1. Parola di Dio (Apocalisse 22,17) |
Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita.
2. Dagli scritti di Padre Alberto [Spiritualità francescana, 1] |
Diventare come Cristo: l’esempio di S. Francesco
“Vieni, Signore”. E’ il forte grido che la Chiesa fa risuonare nel Vangelo per svegliarci dal sonno in questi ultimi giorni dell’anno liturgico ed aprirne uno nuovo. Si evidenzia la persona di Nostro Signore Gesù Cristo nella sua prossima seconda venuta rivestito ora non di miseria, ma risplendente di grande potere e maestà. Egli verrà per giudicare il mondo e condurre i suoi, quelli che credettero in Gesù ad entrare nella sua vita, nel Regno della sua gloria senza fine.
La nostra intera esistenza terrena deve essere una preparazione alla gloriosa venuta di Nostro Signore, una intima immersione nell’acqua nell’infinito mare della sua grazia.
I S. Ritiri sono un’occasione meravigliosa per prendere coscienza della nostra missione pensata sempre più profondamente e seriamente, svegliando noi dormienti o, peggio ancora, noi che dormiamo da stolti.
Stiamo arrivando sempre più vicini alla nostra “Salvezza”, come grida l’Apostolo, vicini al giorno della nostra “redenzione” nella voce del Vangelo. Ciò avverrà nel giorno della morte che precede il giudizio finale trasformandosi ella stessa in un “piccolo giudizio finale”.
Il Signore viene! Erano queste le parole che i primi cristiani ripetutamente pronunciavano, così come noi diciamo l’Amen.
Con tali parole stimolavano il loro fervore e lo tenevano vivo. E’ il grido della mezzanotte delle vergini imprudenti: “Lo sposo è qui, andategli incontro”.
Il nostro Padre Francesco, per accendere il fuoco della nostra devozione, richiamava l’attenzione sul grande giorno del Signore. Ai primi suoi discepoli una volta disse: “Le sofferenze che sopportiamo per amore di Nostro Signore, e le penitenze alle quali ci assoggettiamo, sono di breve durata. La ricompensa che Dio ci darà per quello che abbiamo patito, non avrà fine. Le penitenze della nostra vita non durano molto. Oggi verrà il Signore e con lui la nostra Redenzione”. Aggiungeva, poi il nostro Serafico Padre san Francesco: “Ecco dunque il nostro sguardo al Redentore per conoscere la sua Santissima volontà e quindi essergli graditi.”
Essere cristiani significa imitare Cristo.
Con il Battesimo abbiamo ricevuto la grazia di essere cristiani, quando lo Spirito Santo ci ha innestati in Lui (Gv 15,5). Ci siamo assunti un compito impegnativo: incorporarci più decisamente a Cristo (Ef 4,15), e produrre frutti buoni e graditi a Dio (Gv 15,15).
Dobbiamo assumere la mentalità di Cristo: ragionare, parlare e agire, pregare, lavorare e espiare, come Cristo pensava, parlava, agiva, pregava, lavorava e espiava.
Meglio: agire sempre come Cristo agirebbe, se fosse presente nella situazione attuale, rinnovata in ogni momento. Così noi diventeremo testimoni della divina gloria. E’ cristiano, nella pienezza di questo concetto, colui che, incorporato per grazia soprannaturale a Cristo, rivive la vita di Cristo e Cristo imita.
Dice l’Apostolo (Tt 3,4): “In Cristo è apparsa la benignità e l’amore umano di Dio”.
Il grande compito della nostra vita è quello di “diventare” “un altro Cristo”. Tocca a noi, attraverso un lavoro costante e quotidiano, paziente e fedele, riprodurre il ritratto del nostro Re e Dio, con il sacrificio del nostro proprio io, nelle mille occasioni del nostro giorno.
Essere francescano significa seguire perfettamente Cristo.
La regola francescana parla con assoluta serietà. Insegna non solo a seguire Cristo, ma l’imitazione di Cristo nei minimi dettagli.
Inizia con queste monumentali parole: “La regola e la vita dei frati minori è questa: osservare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo”. Nella prima regola era scritto così: “Seguire la dottrina e i comportamenti di Nostro Signore Gesù Cristo”.
Anche alle Suore di S. Chiara, il 2° Ordine francescano, S. Francesco diede come norma di vita, la stessa che diede ai frati minori: “Osservare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo e vivere tutto quello che vi sta scritto”.
I primi biografi del nostro Padre Francesco descrivono il modo esatto come egli volle imitare la vita di Nostro Signore Gesù Cristo nei minimi dettagli e come cercò di riviverla personalmente.
Celano – testimone oculare – dice di lui: “E’ lo specchio sublime della santità di Nostro Signore Gesù e una copia della sua perfezione”.
S. Bonaventura definisce la stigmatizzazione marchio di Dio per autenticare l’opera, compiuta nel suo servo, perfettissima conformazione al Crocifisso.
Pio XI non esitò ad affermare: “In nessuna altra agiografia rifulge tanto la persona di Cristo e la sua forma divina, come in S. Francesco”.
Nella formazione dei novizi, tutte le raccomandazioni e gli ammonimenti sono: imitare Cristo, che è la nostra luce, la nostra via, verità e vita. Il suo esempio: la crudele flagellazione, la sua sete insopportabile siano motivi sufficienti per ispirarci la rassegnazione nelle sofferenze e nelle privazioni.
“Cristo, il re del cielo e della terra, quando nacque non trovò posto nelle locande per riposare. Nel percorso della sua vita si fermava come pellegrino in casa d’altri. Nella sua dolorosa morte, non ebbe nemmeno dove reclinare il sacrosanto suo capo. In tutto era poverissimo”.
Così dobbiamo essere anche noi, francescani, come disse il nostro serafico Padre: “Che il nostro operare non abbia altro maestro se non Cristo”. La perfetta conformità con Cristo povero, umile e crocifisso, è ciò che ancora oggi attrae irresistibilmente i cuori a S. Francesco.
L’amore e la fiducia della gente e perfino la considerazione di coloro che sono lontani da Cristo, favoriscono l’irradiazione del nostro apostolato, che è unicamente imitazione, nel miglior modo possibile, di Cristo povero e crocifisso.
Chiediamo a Dio e a S. Francesco che ci aiutino a realizzare il nostro ideale: essere sempre più somiglianti a loro.
3. Invocazione di Padre Alberto alla Vergine Maria |
Mia buona Madre del Cielo,
che avesti il coraggio di accompagnare Gesù fino al Calvario
e assistere alla sua agonia
mentre gli Apostoli e gli amici di Gesù erano fuggiti;
Tu che hai molto sofferto, insieme con Gesù, per salvare la mia anima, insegnami ad amare Gesù,
non con le parole, ma con le opere,
facendo sempre la volontà di Dio.
Ave, o Maria…
Come possibile non amare una Madre cos buona,
che ha molto sofferto per me?
4. Chiediamo l’intercessione di Padre Alberto |
O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre
che si china e si prende cura dei poveri,
dei sofferenti, dei malati e dei piccoli,
accogli la lode e il ringraziamento
per averci donato in Padre Alberto Beretta
un tuo strumento di amore e di compassione.
Accogli oggi la nostra supplica e per sua intercessione
concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno.
Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre
e così, nella gioia dello Spirito Santo,
rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinit
e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi.
Gloria al Padre…
Vice postulazione – Bergamo – 8 novembre 2018